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I campi di concentramento nella nostra vita

In occasione della Giornata della Memoria, abbiamo svolto un laboratorio di scrittura che ci ha portato nel fondo di noi stessi per capire meglio cosa significa campo di concentramento.



I campi di concentramento che creiamo nella nostra vita sono delle strutture situate nel posto più remoto della nostra mente e li avvolgiamo con del filo spinato per far sì che quello che risiede all’interno non si mostri troppo. All’interno di essi si trova la parte più nascosta di noi. Proviamo a eliminare alcuni tratti in realtà positivi della nostra personalità. Creiamo delle celle sorvegliate da dei soldati alti che guardano i”prigionieri dall’altro in basso”, quei soldati si chiamano pregiudizi e hanno con sé delle armi molto pericolose, in alcuni casi letali. Davanti al cancello di questi edifici si trova il timore. Lui porta dentro i campi di concentramento tante cose e non si sa mai se se ne voglia sbarazzare o se le terrà lì solo per poco. La prima vittima in uno dei campi è stata l’ingenuità. È morta tempo fa, perché considerata molto stupida. La gentilezza è tenuta sotto chiave ed interviene poche volte. Lei è in isolamento. La fiducia entra ed esce dai campi di concentramento. Quando entra in uno dei campi c’è il rischio che non torni più. In molti si preoccupano poiché da lei dipendono molti di loro. Nella vita quotidiana questo è molto visibile. La ragione prende sempre il controllo di tutto, anche se a volte si dimentica di controllare i vari campi. Dentro queste prigioni nessuno è colpevole di niente. Vengono tutti incolpati per dei crimini non commessi da loro ma da altri. Spesso ci facciamo condizionare da questi campi di concentramento. A volte abbiamo difficoltà a fidarci o ad essere gentili con certi tipi di persone. Ci sono poche persone nel mondo che riescono ad aprire i cancelli dei campi di concentramento che tengono le nostre sensazioni ed esperienze segregate al loro interno.

È difficile tirare fuori dalle celle quello che risiede in esse e in pochi ci riescono. All’inizio era uno solo e conteneva solo un singolo pensiero, col passare del tempo sono diventati tanti ed è stato impossibile eliminarli, anche se siamo stati noi a renderli tali. Dobbiamo stroncare i nostri campi di concentramento sul nascere, ed evitare di crearne altri se sono già presenti.

ROBERTA MITOLO, 3A

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